Crocifisso

Crocifisso bizantinoCollocato al centro del catino absidale, attrae davvero gli occhi di quanti varcano la soglia della chiesa.

Il Crocifisso è alquanto inedito rispetto a quelli che abitualmente si è soliti vedere.
Evoca le immagini delle icone bizantine o il mirabile Crocifisso di San Damiano del XII secolo. Si tratta di un Cristo che, pur mostrando le piaghe della passione, si presenta regale nell'atteggiamento, come attesta anche il fine ed elegante mantellino che avvolge i suoi fianchi. Più che un patibolo, la Croce è un «trono»; e la posizione del Cristo si di essa, anziché essere quella di uno sconfitto, al contrario è quella di un vincitore. Questo Crocifisso, che si ispira alla visione giovannea della passione, si propone di farci recepire la globalità dl Mistero Pasquale, aiutandoci a superare una visione solo doloristica e sanguinolenta della Crocifissione.

Il voltoVolto del Crocifisso

Il volto esprime dolcezza, tenerezza, misericordia. Non rimanda al volto del Servo sofferente di cui parla il profeta Isaia. Non è sfigurato "tanto da non attirare i nostri sguardi", perché su di esso è possibile scorgere già la luce della risurrezione.
Gli occhi sono chiusi, le labbra appena aperte, le guance leggermente contratte quasi a esprimere una smorfia di dolore: tutti segni, però, che rimandano ad una sofferenza che non contamina la bellezza struggente dell'Uomo della croce. Anche su quel patibolo infame, infatti, Cristo rimane "il più bello tra i figli dell'uomo".
Sul capo non vi è la corona di spine, perché in quel momento di acuto dolore già rifulge nel suo corpo la vittoria della Pasqua.
Non è un sentimento di indegnità, dunque, ad abitare nel cuore, ma un senso di grande pace perché nell'animo risuonano le parole che a caratteri cubitali corrono lungo la navata centrale della stessa chiesa: "Venite a me... Imparate da me che sono mite e umile di cuore".

Le mani

Dal capo lo sguardo passa alle mani.
Mani distese nel gesto di accogliere tutti, mani aperte nell'atto di donare senza riserve. Certo, sono mani bloccate, incapaci ormai di accarezzare, benedire, sostenere perché brutalmente trattenute al legno da due grandi chiodi.
Ma non sono mani chiuse ad esprimere rabbia, delusione, sconfitta. Anche la posizione delle mani, pertanto, rimanda alla totale vittoria dell'Amore sull'odio, del Bene sul male.

I piedi

Entrambi bloccati.
Uno accanto all'altro, quasi a ribadire che anche sulla croce Gesù rimane in piedi, conserva la posizione eretta.
Sulla croce, infatti, Egli è "l'Agnello sgozzato, ma, ritto in piedi". Perché non subisce la morte, non viene travolto dagli eventi, non viene schiacciato dalla cattiveria.
Sulla croce Egli porta a compimento le parole con le quali profeticamente annuncia la sua morte: "Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo" (Gv 10,17).
I due piedi sostenuti dal supporto in legno e le gambe leggermente piegate sembrano essere pronti per il grande salto, quello che il Cristo, proprio nel momento della sua donazione totale, compie nella vita stessa di Dio.

Dati tecnici:

Crocefisso bizantino
Specie del legno: Tiglio
Dimensione: 190 cm.
Scultore: Perathoner Ferdinando